Una chiave di lettura del libro I motori della rivoluzione è l’amicizia, la fratellanza. Una creazione di empatia, è ciò di cui c’è bisogno per un cambiamento radicale? Per Elena Forno, «l’amicizia – la fratellanza – è una virtù che va mantenuta viva tutta la vita» – che non è solo un privilegio dell’età adolescenziale o della gioventù – e «va mantenuta nelle azioni quotidiane e politiche», per dare vita a una militanza collettiva.
Ma oggi è difficile, pur di fronte agli orrori del mondo, attivare una capacità di azione comune. Quali sono allora le condizioni che permettono la connessione tra bisogno individuale di cambiamento – perché le cose così come sono non vanno bene – e soluzioni collettive a questo bisogno? Come superare una cultura dell’individualismo, esaltato come unico valore, che consegna la vita individuale alla solitudine?
Forse però siamo in presenza di una nuova fase di resistenza, una nuova fase costituente, di cui i giovani possono essere protagonisti. Solo i giovani possono riuscire a fare «un passaggio intelligente, dal possesso alla condivisione, all’utilizzo», perché solo il cambiamento nel sistema di proprietà delle relazioni sociali può essere la condizione della salvezza dal disastro annunciato. Ed è solo una questione di tempo.
Si tratta per il momento di «ricominciare dalla cultura», di esercitare «una resistenza attraverso la cultura storica, viva e attiva, e non revisionista come quella attuale», quale eredità simbolica che nel passaggio generazionale rappresenta «un patrimonio culturale di condivisione di una tradizione», per riuscire così a conservare una domanda di futuro migliore.
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