Oggi, di rivoluzione non si parla più. Perché allora, nell’intreccio di un racconto, collegare l’esistenza quasi ordinaria – come lo è la vita di ognuno – di personaggi minori con la vita di personaggi storici, la cui biografia è segnata da una svolta, la scelta, dal gesto all’impresa, dell’azione rivoluzionaria?
Forse perché aprire al “senso della possibilità” è il ruolo stesso della “finzione”, dell’immaginazione letteraria? Contro gli orrori del mondo esistente occorre fare oggetto di riscoperta il desiderio di cambiamento, per cui, se una cosa è com’è, “be’, probabilmente potrebbe anche essere diversa” (R. Musil).
Uscire da uno stato di acquiescenza di fronte alla “realtà” in direzione di un cambiamento è una disposizione rivoluzionaria, il cui “motore”, per Elena Forno, si applica anzitutto alla capacità di rendere diversamente significativa la nostra esperienza – come accadde a Ernesto Che Guevara nel corso del viaggio in Alta Gracia (Argentina) sulla Poderosa II insieme all’amico Alberto Granado.
(1, continua)