In base a quali parametri critici possiamo dire che la crisi ecologica è profonda? In base a Nove Confini Planetari, ovvero ai limiti ambientali entro i quali l’umanità può continuare a svilupparsi e a prosperare in sicurezza. Definiti nel 2009, quali sono oggi i confini che sono già stati superati? Ma non c’è solo una crisi ambientale. La crisi ecologica interessa anche l’intreccio della vita sociale, le strutture economiche, politiche, istituzionale e culturali della società.
L’approccio dell’ecologia sociale ci permette di rilevare l’interdipendenza tra crisi ambientale e crisi sociale. “Non può esservi infatti giustizia climatica ed ecologica senza che vi sia nello stesso tempo giustizia sociale” (da Ecologia sociale e diritto alla città). Ma è sufficiente parlare di crisi ecologica come conseguenza di un sistema di dominazione di origine umana, antropogenico – dell’Anthropos, l’uomo, come specie, sulla natura e, come genere maschile (bianco occidentale), sull’organizzazione sociale?
In ogni caso, la catastrofe ambientale richiede di portare l’attenzione su un processo reale di liberazione da un sistema di dominio. La proposta di Federico Venturini è quella di attivare dal basso culture di resistenza, in grado di costruire comunità la cui pratica sia espressione di nuove relazioni nella e con la natura e all’interno della società stessa, di comunità liberate e libertarie, che prosperano in un processo di coevoluzione tra natura e società umana.
Come allora creare culture di resistenza in grado di dialogare, di tradurre in un linguaggio e in una pratica comune il desiderio di non essere dominati?
(1, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº97
Ecologia Sociale e culture di resistenza: per comunità socialmente ed ecologicamente sostenibili
con Federico Venturini