Quale bellezza per non precipitare nella crisi generale dei valori oggi?

Perché parlare di bellezza? E perché mai affidare alla bellezza – la cui espressione estetica è più spesso consegnata a immagini di natura effimera, come il fiore che appassisce – addirittura la salvezza del mondo? Di quale bellezza allora parlare?

Dice Roberto Imperiale: «Non è il mondo bello, [la bellezza] è tutto ciò che accade quando tu cerchi di indagare il mondo». L’origine delle pettole pugliesi ne è un esempio. È la ricerca di una soluzione a un problema (dal greco próblema, ciò che è posto davanti come un ostacolo), a una domanda di cui è portatore, per eccellenza, il matematico, cioè chi, secondo l’etimo greco di mathematikós, conosce o “desidera conoscere”.

Bisogna ripartire dagli antichi per i quali la bellezza sta nell’indagine sulla natura del mondo. “Trovare la strada”, come l’Ulisse dantesco, non già l’applicazione di una formula, è l’atto di bellezza che potrebbe salvarci dal precipitare fino in fondo nella crisi generale dei valori in cui siamo immersi.

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