Educare alle parole, per dire la bellezza

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«Le parole sono il limite del pensiero»? Un’idea analoga la si trova nel Trattato di Ludwig Wittgenstein: “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo” e, in ultimo, senza parole non c’è pensiero. Siamo in grado di pensare – nel senso di dare significato – solo il mondo cui siamo capaci di dare parola, e, quindi, la realtà del mondo cui possiamo accedere è circoscritta alle parole che nel corso del processo di acquisizione del linguaggio sono messe a nostra disposizione. Perché, appunto, il linguaggio è di fatto, oltre che mezzo di comunicazione, uno strumento di orientamento, una mappa attraverso cui fare esperienza del mondo – dal proprio posto nel mondo e non certo dal punto di vista di un essere onnisciente, infinito.

Cosa dire allora dell’esperienza estatica della bellezza? È la contemplazione di ciò che non può essere detto, dell’indicibile, dell’ineffabile? È una resa al silenzio? O, invece, l’emozione – l’ardore – per la bellezza è la condizione, ogni volta pari a quella dell’infante (di colui che non ha ancora l’uso della parola) con cui si inaugura la ricerca poetica, in senso etimologico, della creazione, dell’invenzione del pensiero?

Per Roberto Imperiale, questa condizione equivale a riconoscere la nostra dipendenza dal tempo, dal tempo del processo della nostra educazione, il cui «fondamento è il possesso del linguaggio, anzi delle lingue», è un educare alle parole. E volendo, per ipotesi, assumere una prospettiva teologica cristiana – Vangelo di Giovanni: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” – secondo cui “la Parola è stata fatta carne e ha abitato per un tempo fra noi”, si potrebbe dire che l’indagine sulla bellezza del mondo è un processo di “incarnazione” della parola, un «trovare le parole per dire» la bellezza. Un processo, che «ci obbliga a fare i conti con l’infinito, con l’alogon, con l’indifferenziato, con l’impronunciabile», con ciò che dal tempo di Pitagora è la radice di due (√2).

(7, continua)

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