Quale scuola alternativa in una società neoliberista? La sfida dell’inclusione

La scuola non è un contesto neutro. Attraversata oggi dall’ideologia neoliberista, la sua funzione rimane immutata: un sistema di selezione che, plasmato dalla continuità di un’impostazione trasmissiva della didattica, non fa che disciplinare individui, già predisposti alla competitività del mercato, e ratificare le disuguaglianze sociali ed economiche di partenza.

È ancora pensabile una scuola alternativa? Con il venir meno di un grande movimento pedagogico, in grado non solo di prospettare una società diversa, ma di mettere in atto – come nel “materialismo pedagogico” di Freinet – una pedagogia che si realizza nel costruire democrazia in aula, le alternative proposte oggi – come la scuola dell’emozione, ecc. – si trasformano presto in marketing, e non più in istanze di resistenza politica e culturale.

Ma l’aula è davvero uno spazio sufficiente per l’esperienza educativa? Un sistema educativo, dominato da una valutazione standardizzata, che continua a ignorare la lezione di due maestri come Don Lorenzo Milani e Alberto Manzi: che l’educazione si basa sulla valorizzazione dei “saperi in atto”, dei bisogni di crescita dei ragazzi e delle ragazze, dove intelligenza e emozione si combinano in un’esperienza di cura reciproca, un tale sistema è ancora riformabile?

In questo scenario, il tema dell’inclusione è forse decisivo. L’inclusione, evocata come parola d’ordine, ridotta a slogan, è spesso confusa con “integrazione”, che, anziché valorizzare davvero “la differenza”, misura solo la distanza rispetto a un’idea di “media”, a una norma di riferimento. Al contrario, un’autentica pratica inclusiva, nella sua radicalità, «si basa sulla piena e attiva partecipazione di ogni individuo alla comunità. […]  Quella inclusione, per funzionare, mette in discussione quella media. […] Un sistema inclusivo è un sistema radicalmente trasformativo, e il capitalismo questo non lo tollera» (Cristiano Corsini).

Rimane un problema: come possiamo realizzare una scuola inclusiva in una società che si basa sul principio opposto della disuguaglianza e dello sfruttamento?

(5, continua)

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