«Comunismo di lusso»: come immaginare una società desiderabile?

Chi è che beneficia davvero della logica di sovrapproduzione del sistema capitalista? A fronte di quei pochi che godono di una gigantesca accumulazione di ricchezza (monetaria), nel sistema globale capitalista una gran parte della popolazione mondiale vive, quando non in uno stato di privazione (al di sotto della soglia di povertà), in un regime permanente di mera sussistenza. E sempre di più.

Un “regime di scarsità”, che, là dove la ricchezza delle società si presenta come una “immane raccolta di merci” (Karl Marx), è un’evidente assurdità. Ma è la realtà di un «acefalo» sistema economico-sociale spietato, non più in grado di mantenere la promessa – che si rivela sempre più illusoria – di un generale crescente benessere.

È possibile immaginare una società alternativa? Una società desiderabile, dove sia possibile esplorare e liberare in modo “multilaterale” capacità e stili di vita personali?

Elisa Cuter provoca la nostra immaginazione. Si tratta, con Mark Fisher, di associare due parole, il concetto di “comunismo” con quello di “lusso”: il «comunismo di lusso» per liberare una gestione della società non competitiva, dove non sia fondamentale, come modalità di organizzazione sociale, che l’accesso alla ricchezza materiale, e al suo godimento, da parte di pochi dipenda dal negarne la disponibilità ai molti.

Ma come fare del “libero accesso” alla produzione e riproduzione della vita sociale un progetto comune di convivenza?

(1, continua)

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