Qual è il ruolo dei nuovi media in relazione all’educazione? Ciò che vale per il libro a stampa, oggi vale per il computer: sono entrambi archivi della memoria, della tradizione culturale. I media digitali sono artefatti esterni – nuove tecnologie cognitive –, cui delegare la gestione e la mediazione del nostro apprendistato culturale.
Se è vero che, da una parte, il supporto di tecnologie della scrittura consente di liberare energia psichica per svolgere funzioni più alte della sola attività di mandare a memoria, e quindi di mettere quelle stesse energie a servizio della creatività e dell’immaginazione; d’altra parte, però, il rischio, nell’esternalizzare il sapere nelle memorie digitali, è che nella nostra testa non rimanga nulla, neppure quel che serve per avere accesso al sapere, alla cultura.
In questa prospettiva, Michel Serres ritiene che il san Dionigi decollato del pittore francese Léon Bonnat sia un’efficace metafora del ruolo della tecnologia in relazione alla memoria. La scena tragica della sua decapitazione viene così interrogata:
“Quale santità permise a Dionigi decollato di riprendere la sua testa da terra? L’oggetto, a fatica riconosciuto come tale dall’assemblea atterrita, all’improvviso si eleva al di sopra degli sguardi assassini e affascinati: sì, la testa della vittima tenuta dalle sue mani, sollevata al di sopra del cadavere acefalo, resta ancora un soggetto. Ma quell’altra testa, assente, la vede senza occhi, l’annusa senza odorato, la sente senza udito battere i denti e singhiozzare di sofferenza e senza cervello la giudica, senza bocca la proclama? Cieca, la testa fantasma guarda la testa reale, separata dopo la decollazione. È, qui, nudo e vuoto, senza facoltà, che Bonnat dipinse in un’aureola abbagliante di trasparenza, di fronte al cognitivo oggettivato? A che cosa o a chi paragonare la console, il computer e la sua immensa memoria, il suo schermo, la sua potente rapidità di calcolo, la sua fulminea classificazione dei dati… a quale testa piena e ben fatta, massimamente densa e genialmente fabbricata? A quale luce trasparente paragonare la nostra stessa testa vuota di fronte alle sue facoltà materializzate sotto vetro e plastica, in silicio e fibre ottiche? Divenuti tutti dei san Dionigi, ormai ci impossessiamo ogni giorno, per servircene, di quella testa piena e ben fatta che giace davanti a noi, portatori di una testa vuota e inventiva sul collo“. (da Michel Serres, Non è un paese per vecchi. Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere)
Da questa prospettiva, cosa significa ancora affermare il primato dell’educazione? Là dove il contesto tecnologico sembra appunto consentire al soggetto che apprende di farsi artefice del suo stesso processo di apprendimento, senza più bisogno di un maestro. Ma che cos’è un maestro?
(1, continua)