Dall’esperienza estetica delle singolarità geografiche all’Antropocene

Per Paolo Furia, lo spazio è la vera origine dell’esperienza estetica. Ma cosa vuol dire riscoprire il significato estetico dello spazio? E come questa riscoperta si riflette nella considerazione dell’opera d’arte? Può essere l’opera d’arte ancora immaginata come indipendente – il museo o la galleria d’arte – dalle interazioni vitali presenti nello spazio che abitiamo?

Da Alexander von Humboldt, un naturalista, geografo e botanico tedesco in poi l’esperienza estetica è esperienza della singolarità, la cui conoscenza – la comprensione per cui una cosa è quello che è – è possibile solo attraverso l’esperienza sensoriale, e cioè l’estetica. Assegnare allo spazio, e quindi alle singolarità geografiche, un valore estetico significa quindi restituire allo spazio la possibilità di cambiare il nostro vissuto sensibile, e soprattutto di insegnarci qualcosa.

«L’esperienza estetica non è fine a sé stessa ma è una porta per l’apprendimento». L’estetica è lo strumento che ci permette di “apprezzare” la singolarità – quella di un singolo esemplare di pianta, di un singolo esemplare di animale o di un singolo esemplare di essere uomo (Johann Wolfgang Goethe); è un accesso conoscitivo corporeo, sensoriale e affettivo insieme.

Il problema ecologico – il problema dell’equilibrio della biosfera segnata dall’era dell’Antropocene, che richiede certo altri strumenti conoscitivi – è davvero oggi separabile dalla visibilità di un ordine del mondo che non sappia tenere insieme la questione del vero (un ordine conoscitivo) con quella del bello (un ordine estetico) e del bene (un ordine morale)? È la questione della “classicità”, della visione di un ordine cosmico, ma di fronte alla crisi climatica possiamo davvero permetterci di mantenere un modello estetico di bellezza – come il “pittoresco” per il paesaggio, la cui funzione oggi è standardizzante – scisso dai valori di sostenibilità ecologica e dai valori della giustizia sociale e, soprattutto, dall’espressione, dalla bellezza della singolarità degli ambienti terrestri?

(7, continua)

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