Fuggire da cosa? Per andare dove?

Difficile dire oggi da cosa, a livello globale, c’è bisogno di fuggire. Anche là, dove sono evidenti la povertà, la fame, le guerre. E ciò perché questo sistema planetario di oppressione, fatto di profonde disuguaglianze sociali e crisi economiche ricorrenti, si presenta come una condizione inevitabile della realtà del mondo. Qualcosa rispetto a cui non c’è alternativa.

Difficile, quindi, risalire a una responsabilità diretta, un centro di potere. Ciò ci insegna che la forma capitalistica di conduzione del mondo è una struttura impersonale, segnata dal dominio dell’astrazione – le sue pure relazioni di denaro, del mercato del denaro; ma, altrettanto, che occorre non dimenticare che tale struttura non può esistere senza la nostra complicità.

Allora, in questa fase di trasformazione del mondo, è possibile sapere dove andare? La catastrofe ambientale annunciata è un orizzonte invalicabile, rispetto a cui, per Adriano Favole, è possibile formulare qualche criterio per “tracciare” una rotta per una nuova convivenza del vivente. Due libri a fare da guida: Tracciare la rotta. Come orientarsi in politica di Bruno Latour (2017) e Somiglianze. Una via per la convivenza di Francesco Remotti (2019).

(5, fine)

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