I procomuni, la «misura delle cose» della cooperazione sociale

La convivialità a tavola è l’immagine del fondamento della «cooperazione sociale», sottratta per un tempo e uno spazio limitato alla dinamica della razionalità capitalista, il cui scopo complessivo non è più la riproduzione sociale come ricchezza reale, ma l’accumulazione della ricchezza sociale nella sua forma astratta, nella forma universale del denaro, è la generazione di denaro fine a sé stessa. È l’immagine di un’alternativa alla produzione in forma capitalistica della cooperazione sociale.

A partire da qui la domanda ‘ingenua’: come è possibile cambiare il mondo? Per Massimo De Angelis, significa stabilire nuove forme di cooperazione sociale, in cui «la misura delle cose» della riproduzione sociale consiste nella «produzione degli essere umani per mezzo degli esseri umani» (Karl Marx)

Ma fare dell’essere umano sia il mezzo sia il fine della reale ricchezza significa promuovere la ricerca di una ‘congruenza’ nella costruzione della socialità, della convivenza (attraverso la comunicazione ‘politica’) la cui ‘misura’ sia il risultato di una deliberazione (decisione) condivisa, diffusa e plurale, sulle condizioni sociali della vita comune. Una pratica di democrazia profonda che nell’interrogarsi su «il cosa, il come, il quando, il quanto, il chi e il perché» della produzione sociale – in breve «la misura delle cose» – metta  capo a una radicale riorganizzazione della cooperazione sociale.

I «procomuni» sono sistemi sociali, su scala diversa, il cui fondamento, in ‘lotta’ contro la dinamica capitalistica, è la cooperazione sociale stessa come ‘misura’ della costruzione della vita sociale.

(1, continua)

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