Il condividuo: pensare l’umano nell’intreccio della vita

Dove finisce un individuo e ne comincia un altro? In biologia – lo studio degli organismi viventi – il concetto di individuo non funziona, almeno non più. La relazionalità – la simbiosi, la stretta relazione che intercorre nella produzione reciproca del vivente – è diventata così centrale da rendere la nozione di individuo irriconoscibile

Parlare di individuo non ha più senso. La relazionalità è una caratteristica costante della vita, e l’evoluzione biologica è fortemente basata, più che sula competizione, sulla cooperazione, sulla coevoluzione, l’intreccio reciproco, mutuo tra organismi.

A partire da qui, e dall’esplorazione di altre antropologie, come quella dei Kanak, osservati da Maurice Leenhardt, l’immagine dell’essere umano si fa più complessa. L’essere umano è fatto di relazioni – non quindi da una sostanza predefinita, ma dalle relazioni che compongo il suo divenire, la sua convivenza e la sua storia.

La condividualità – la proposta di Francesco Remotti – è dunque una nozione più congruente con la realtà dell’esperienza del vivente umano e non umano.

(3, continua)

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