Il materialismo radicale illuminista come esperienza spirituale

In gioco c’è, oggi, la prospettiva di una comune convivenza laica in Europa. Ma su quale base è possibile la sua costruzione?

Si tratta di affidarsi, per Giovanni Leghissa, a quel “materialismo radicale” della tradizione illuminista, che meglio permette di fondare i valori di libertà, uguaglianza e solidarietà della vita politica.
Una fondazione che è tale, perché trova nel suo nucleo filosofico essenziale – l’accettazione dell’assoluta mancanza di senso della vita, così costitutiva della condizione di fragilità dell’esistenza umana  – anche la sua piena espressione esistenziale.
Una fondazione, che consente all’essere umano, non solo di cavarsela con le domande sul senso della vita, ma di riconoscersi nella condivisione di una comune condizione di vulnerabilità. E, ciò nonostante, anche di imparare a “essere felice” e a “prendersi cura” come una questione di reciprocità.

Ma a che condizione questa visione del mondo può «farsi esistenzialmente rilevante»?

Nella proposta  di Giovanni Leghissa, si tratta di compiere, all’interno di quella tradizione materialistica, un’operazione paradossale, in modo tale da poter affermarne anche la dimensione di esperienza spirituale.

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