Il metodo scientifico: tra prova sperimentale e interpretazione dei dati

La pandemia di Covid-19 – che meglio è definire sindemia* – ha messo in gioco la credibilità della scienza. E proprio nel tentativo di parte dell’istituzione scientifica di spacciare la Scienza (con la S maiuscola) come verità (Antony Fauci, virologo) indiscutibile.

Ma che cos’è la verità scientifica? Alessandro Ferretti chiarisce qui quali sono i principali criteri, a partire da Galileo Galilei, che definiscono il metodo scientifico in termini di “esperimento”, di “sensate esperienze”, per il quale la capacità di fare previsioni sulla realtà è la dimostrazione del suo potere di conoscenza.

Ma quanto è possibile estendere, al di là di “casi semplici”, l’esperimento scientifico? Quanto la complessità del mondo reale, e della natura, può mettere in scacco la ricerca di una prova sperimentale? In questo caso la difficoltà sta proprio nell’ottenere una interpretazione univoca dei dati che la ricerca scientifica fornisce nella sua “conversazione” con la realtà.

Se al crescere della complessità, come nel caso della sindemia da Covid-19, aumenta anche la “confusione”, la molteplicità delle interpretazioni “scientifiche”, come è possibile allora mettersi d’accordo sull’accertamento razionale della realtà, e la realtà del mondo? E se viene meno il riferimento ad una sua comprensione condivisa, come è possibile promuovere la solidarietà per la convivenza umana?

* Sindemia, s. f. L’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione tra due o più patologie epidemiche, che comporta pesanti ripercussioni sulle condizioni di vita della popolazione colpita. (da Vocabolario Treccani)

(1, continua)

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