L’inconscio sociale, tra pandemia e happydemia

La realtà della pandemia non è soltanto !emergenza sanitaria”. È, per Mario Pezzella, una crisi sistemica, una crisi che riguarda l’intera riproduzione della società. Come se ne esce?

C’è un deficit del “politico”. La mancanza di politica, di un movimento polito, in grado di comprendere la situazione nel suo complesso, quello di una crisi del sistema capitalistico attuale, impedisce di assumere la consapevolezza che in questa crisi ne va della qualità della vita sociale, della convivenza umana.

A meno, in alternativa, di pensare che la questione – la riappropriazione della vita sociale – si risolva in una generale happydemia, nel ricorsopalliativo a psicofarmaci (ansiolitici, antidepressivi, sonniferi ed eccitanti) o alla «libertà di spritz» con gli amici, negli assembramenti senza mascherina, per compensare la  tragedia dell’aperitivo mancato.

Ma è questa la solidarietà sociale in grado di ricomporre e ricostituire la soggettività, al di là di una solitudine diffusa, quell’“essere solo”, che il lockdown, l’isolamento sanitario, ha rafforzato nel relegare la vita singola davanti a uno schermo?

(3, continua)

Video appartenente alla cena: