Spazi sonori di liberazione?

«La natura non costruisce macchine», e neppure consolle elettroniche per un dj set. «Questi sono prodotti dell’industria umana […] Sono organi dell’intelligenza umana creati dalla mano umana; potenza materializzata del sapere» (da Karl Marx, Il frammento sulle macchine).

Ad ascoltare le voci della cultura del clubbing, è questa «potenza di agire» del corpo ciò che viene in mente. E, ad ascoltare bene, gli «spazi sonori» di socialità, che la potenza del suono organizza, si trasformano in organi di una pratica sociale, di un processo vitale, e di una volontà umana di liberazione:

«Spazi in cui l’uomo può abbandonarsi o ritrovarsi» (Alessandro Gambo)
«L’obiettivo è di creare tante individualità che vivono bene all’interno di una situazione sociale» (Tommaso Rinaldi)
«Luogo di libertà estrema… di enorme socialità» (Matteo Brigatti)
«I gatti non ballano» (Marco Ganora)

Questa libertà di muoversi, e di muoversi con altri, questa potenza di agire, questo sentimento (musicale) del corpo è ciò che noi siamo, ciò che definisce la natura umana?

(3, continua)

Video appartenente alla cena: