Una bioetica per una nuova genitorialità e una nuova cura del mondo?

La biotecnologia, impiegata nella riproduzione assistita (l’impianto di materiale genetico) interviene a “correzione” del processo “naturale” della relazione riproduttiva. È una mediazione tecnologica che, per Maurizio Balistreri, sta modificando la concezione, così come il suo riconoscimento normativo, dell’essere genitore: la genitorialità è una condizione più ampia della base biologica che la rende possibile.

Al tempo del genome editing, e proprio a partire da qui, da questo nucleo istituente la riproduzione umana, il nuovo modello di genitorialità inaugura una nuova cura del mondo, perché, in definitiva, rende evidente la prevalenza del legame sociale, e non biologico, nel processo di costruzione di un essere umano.

La “potenza” della tecnologica che nell’istituire la relazione riproduttiva crea al tempo stesso le condizioni di vita, il contesto, per una nuova genitorialità apre anche a una nuova responsabilità etica.

È della relazione stessa che occorre farsi carico. E, di conseguenza, la domanda più pertinente da farsi è: che cosa della relazione deve essere “migliorato”?

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