Rabbia sociale e violenza, tra la piazza e i social media

Viviamo, per Franco Palazzi, in un tempo di interregno, quello di una congiuntura storica in cui «il vecchio ordine è morto e il nuovo non è ancora nato» (A. Gramsci), dove, in assenza di un orizzonte definibile, è difficile orientare la rabbia sociale in una direzione egualitaria trasformativa della società.

Che lettura fare allora del momento attuale? In un tempo in cui il conflitto sociale, più che represso, è reso invisibile, di quale dissenso, di quale “rabbia politica” c’è bisogno?

La piazza, luogo tradizionale della protesta sociale, e i social media, spazio di una socialità inedita, come si intrecciano con l’attivismo politico? E la violenza, l’intensità della protesta, amplificata dai i nuovi media, che si riversa nella piazza e dalla piazza ritorna a organizzarsi sui social media, è davvero sempre espressione militante, radicale della rabbia sociale?

Ma cos’è oggi «radicale» e «militante» per una politica della rabbia?

(3, continua)

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