Una cultura del piacere per l’espansione umana

Oggi si può sperimentare la sessualità umana in due modi differenti: una, in cui la sessualità, in espressioni come «animalità», «istintualità», «procreazione», è rappresentata come qualcosa di immutabile e un’altra, in cui la sessualità, in espressioni come «ricerca del piacere», «affettività», «creatività erotica», è rappresentata come qualcosa di plasmabile e mutevole. E se ne può concludere che la sessualità è costituita da due differenti sfere di senso, una caratterizzata dalla parola-chiave «natura» e l’altra dalla parola-chiave «cultura», attraverso cui si rappresentano due modi diversi di ordinare l’esperienza del corpo.

E ciò con evidenti conseguenze per la cultura dell’educazione. Ma questa differenza, così posta, come una polarità antitetica, non è forse essa stessa l’esito di una costruzione sociale e culturale del nostro immaginario, eredità di un secolare sistema di dominio della nostra società?

Una cultura del piacere corporeo offre, per Paolo Mottana, l’opportunità di superare quella dicotomia e, quindi, la possibilità di una vita comune più piacevole e più significativa di quanto sia stato finora. Che altro c’è, in fondo, di meglio da fare che creare migliori condizioni di vita per noi stessi e per coloro la cui educazione è una comune responsabilità?

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