Sex robot, sexy robot, robot per il sesso, macchine pensate per sostituire gli umani, anche a letto. Faremo sesso con un robot, in un futuro non tanto lontano. La fantascienza stavolta non c’entra. I robot del sesso sono già una realtà: per il momento i prototipi sono alquanto grezzi e assai poco sofisticati, ma in futuro la tecnologia sarà in grado di produrre copie sempre più simili all’uomo capaci di interagire con gli esseri umani rispondendo a specifici stimoli vocali, visivi e tattili. Sapranno riconoscere l’interlocutore, ne comprenderanno lo stato d’animo e impareranno a conoscerne gusti e preferenze.
Ma cosa ne sarà dell’amore se le nostre relazioni sessuali si consumeranno con una macchina? Cosa avverrà al mondo del sesso a pagamento e della pornografia? I sex robot aumenteranno o diminuiranno la violenza sessuale?
Per aiutarci a rispondere a queste e altre domande sarà con noi
Maurizio Balistreri, autore di Sex Robot: l’amore al tempo delle macchine (Fandango Roma 2018).
1. Sex robot, uno stile di vita a misura di macchina?
Quali questioni pone la realtà dei sex robot – con i suoi possibili scenari futuri – alla visione di noi esseri umani?
Tre le possibili questioni, secondo Maurizio Balistreri, autore di Sex robot. L’amore al tempo delle macchine (Fandango, 2018):
1. Quali relazioni siamo in grado di costruire con macchine intelligenti?
2. Qual è il ruolo dell’immaginazione, in rapporto alla realtà, nelle nostre vite?
3. È immaginabile un uso terapeutico dei sex Robot?
C’è ancora una questione su tutte: l’introduzione del sex robot, una macchina del sesso, rappresenta un “impoverimento etico” della nostra vita?
(1, continua)
2. Sex robot e l’uso tecnologico dei piaceri
È necessario che un sex robot sia dotato di coscienza? Perché, altrimenti, ne va della sostanza – emotiva e affettiva – della nostra vita?
L’uso tecnologico dei piaceri – i suoi giocattoli – significa compromettere il senso del nostro rapporto con la realtà? E, soprattutto, della nostra relazione con l’altro? È un consegnarsi all’illusione dell’autoinganno?
Forse, invece, la finzione del mondo del gioco, nella soddisfazione dei piaceri, è altrettanto un bisogno. Almeno, per poter esplorare, al di là della “vita seria”, altre possibilità espressive della nostra vita.
(2, continua)