In arrivo / Cena Nº18 - Venerdì 23 Gennaio 2015

Dirty Marketing e bisogni indotti

con Emmanuele Macaluso

Cosa ci spinge a fare un acquisto? La soddisfazione dei nostri bisogni sul mercato delle merci è davvero una nostra libera scelta? O la realtà dei nostri bisogni è semplicemente una risposta a stimoli programmati, una percezione così ben congegnata e controllata da diventare la nostra realtà?

I nostri bisogni si impongono come parole e possono svanire per mancanza di espressione. Abbiamo bisogno di parole per restare umani. Solo le strategie del marketing sono in grado di creare parole, dal significato comune, per il riconoscimento dei nostri bisogni?

Ad aiutarci a riflettere su questo tema Emmanuele Macaluso*.

* Emmanuele Macaluso è esperto di marketing, contro–marketing e comunicazione (con particolare interesse per quella non verbale relativa alle teorie scientifiche del Prof. Paul Ekman). Sua la pubblicazione Dirty marketing. Quando tutto è una menzogna, solo la realtà può salvarti, Golem Edizioni, Torino, 2014.

1. L’induzione sociale dei bisogni

È andato in tavola il cervello. Non inteso come frattaglia – al riguardo, c’era un ottimo paté di fegato di vitello spalmato su crostini – ma come organo dei nostri processi cognitivi ed emozionali. È lì che la percezione del valore delle cose, che interessa i nostri bisogni, prende forma.

La scienza del marketing, attraverso la schiera dei suoi tecnici, pare che, al riguardo, ne sappia di più di noi stessi.

È, oggi, il neuromarketing a colonizzare il nostro cervello nella ricerca di una maggiore soddisfazione della nostra vita? Soddisfazione reale o immaginaria?

(1, continua)

2. Manipolazione o influenza sociale?

La nostra capacità di soddisfazione dei bisogni da che dipende?

In una società organizzata intorno ai bisogni dell’individuo, la loro soddisfazione, come i problemi e le soluzioni che ne derivano, dipende dalla tutela, estesa fin dentro la testa, dei professionisti del marketing?

Qual è il ruolo del legame sociale, della condivisione, nel rendere responsabile l’individuo nella ricerca di un’estetica felice dell’esistenza (la bella vita)?

La capacità stessa di stabilire un rapporto non manipolabile della base vitale ed elementare dell’esistenza (il cibo) con il bisogno di espressione di sé (le parole per dirsi) è forse la premessa per costruire relazioni sociali e momenti positivi di socialità.

(2, continua)

3. Uno strano paradosso

È il marketing, oggi, a sollecitare, nella sua strategia, il bisogno più influente: la creazione della soggettività e l’accrescimento narcisistico dell’individuo. Un’invenzione del social media marketing. Una strategia che deriva proprio dai social media.

Nel potenziamento di un senso di crescita, a dismisura, della percezione di sé si cela la perdita del senso degli altri, il difficile «faccia a faccia» con l’altro, le difficoltà della nostra vita sociale.

«Più siamo divisi, e più è facile manipolarci». Ed è così che siamo più vulnerabili alla manipolazione della nostra testa.

È questo il pensiero che Emmanuele Macaluso ha lasciato alla nostra riflessione. Al dopo cena.

(3, fine)

4. Postilla – Dibattito sull’etica nel Marketing

Lascio la parola a Emmanuele Macaluso.
Una risposta alle perplessità di Ilaria Boccia e di Erik Castello.

(4, fine)