In arrivo / Cena Nº58 - Mercoledì 17 Aprile 2019

Il mondo è digitale o analogico?

con Gaetano (Nino) Chiurazzi

La pervasività dei mezzi digitali – computer,  smartphone, registratori audio e video, ecc. – nella nostra vita quotidiana è ciò per cui diciamo di vivere nell’epoca della ‘rivoluzione digitale’. Di questi strumenti ci serviamo ormai con estrema facilità. Molti sono però anche i problemi etici e addirittura politici, derivanti dal controllo che questi strumenti possono esercitare su di noi, da sollevare così varie riflessioni di tipo antropologico, sociale, nonché, appunto, etico e politico.

Ma la questione su cui vogliamo riflettere è più radicale: riguarda la concezione filosofica del mondo che la ‘rivoluzione digitale’ implica, e che passa forse più inavvertita: che cosa significa infatti ‘digitale’? Che tipo di razionalità – e conseguentemente di ontologia – essa veicola e suppone? Che rapporto c’è tra il digitale e l’analogico, che sembra essere completamente soppiantato dalle tecnologie digitali? Come vedremo, si tratta di una questione vecchia quanto la storia della filosofia, che rimonta al pensiero pitagorico, e che implica scelte filosofiche fondamentali su come è fatta la realtà, sui rapporti tra realtà e conoscenza, sulla stessa concezione della vita.

Ad aiutarci ad affrontare queste domande ci sarà Gaetano (Nino) Chiurazzi.

1. Forma mentis: digitale vs analogico

La “rivoluzione digitale” dà forma alla nostra vita, ne è  una mediazione potente, e, attraverso i suoi dispositivi tecnologici, modella la nostra esperienza del mondo. È una trasformazione antropologica del nostro stare al mondo.

Ma la questione su cui Gaetano (Nino) Chiurazzi ci invita a riflettere è un’altra, davvero radicale: è una questione vecchia quanto la storia della filosofia, che risale al pensiero pitagorico (vedi Nota), e va esplorata per le scelte filosofiche fondamentali che riguardano il tema del come è fatta la realtà, dei rapporti tra realtà e conoscenza, della stessa concezione della vita.

La questione riguarda la tensione tra formae mentis, tra un modo «digitale» – di tipo seriale, discontinuo, combinatorio – e uno «analogico» – di tipo differenziale, continuo, posizionale – nel nostro modo di comprendere il mondo.

Come questi due modi di pensare –  algoritmico, uno, e contestuale, l’altro, si riflettono nella comprensione della realtà, e della vita stessa?

Nota: Nella prima parte (mancante) della cena si è fatto riferimento al dibattito matematico intorno alle grandezze incommensurabili (l’incommensurabilità della diagonale) – dottrina, esposta da Euclide nel Libro X degli Elementi, attribuita a Teeteto, la cui scoperta ha avuto conseguenze dirompenti sulla visione del mondo greca e pitagorica in particolare. Teeteto chiamava le grandezze incommensurabili dynámeis (potenze).

2. L’analogico: una forma del pensare e del vivere oltre l’attuale

Il pensare, così come il nostro vivere, può limitarsi all’attuale, all’hic et nunc della realtà? Per Gaetano Chiurazzi, la sola “struttura digitale della sensazione”, per cui la comprensione del mondo si limita alla serialità senza connessione delle sensazioni, finisce per consegnare il nostro vivere a unpresente senza proiezione (futuro) o retroazione (passato) nel tempo.

Nella lettura che Gaetano Chiurazzi fa di Platone, la capacità di produrre un discorso dotato di conoscenza (diánoia) va al di là dell’attuale, richiedeun’altra forma del tempo e del vivere: quella della memoria, cioè del continuo, come emerge nella discussione sulla scienza nel Teeteto, quando viene introdotta la metafora dell’anima come tavoletta di cera o della colombaia. Senza memoria non c’è confronto, e in essa si compie quella capacità analogica, che secondo Platone è propria dell’anima, e che consiste nel ricercare «l’essere nei rapporti reciproci» delle cose, «mettendo a confronto (analogizoméne)» (Theaet. 186a) il presente con il passato e con il futuro.

La razionalità, quindi, non è riducibile alla mera computabilità, alla sensazione; e la scoperta delle grandezze incommensurabili, che Teeteto chiamava dynámeis, è la migliore dimostrazione di un pensiero razionale non riducibile ai sensi: è il passaggio «dal mondo sensibile a quello intellegibile, nonché, possiamo dire, dall’aritmetica dei numeri naturali alla matematica dei numeri reali e quindi alla dialettica, che per Platone è la scienza dei rapporti e non delle determinazioni positive. Essa comporta una rivoluzione ontologica la cui conseguenza più importante […] è quella dell’introduzione della dynamis nel mondo dell’essere, e anzi dell’identificazione dell’essere con la dynamis. L’elaborazione di un’ontologia dinamica, e cioè di un’ontologia modale e non positiva, differenziale e non seriale, è la conseguenza più importante della scoperta delle grandezze incommensurabili» (G. Chiurazzi).

E quali, allora, le conseguenze a livello economico, sociale e politico?

(2, continua)

3. La macchina digitale e il cervello umano

La «rivoluzione digitale», con tutti i suoi artefatti, rappresenta un così radicale cambiamento della nostra vita da non averne ancora una piena comprensione: è una vera e propria rivoluzione antropologica nella nostra società.

Ma una cosa è indubbia. Che la tecnologia digitale offre alla nostra vita mentale, nella forma, per così dire, di una realtà “aumentata”, come oggetto di ricerca, di conoscenza, l’organo stesso della sua attività cognitiva, e cioè il cervello umano.

Questa interazione tra cervello e macchina digitale, anzi di più, a volte già ibridazione, sembra contenere la promessa di un potenziamento inimmaginabile della nostre capacità cognitive. E, tuttavia, nel confronto fra la macchina digitale e il cervello, nella complessità delle sue connessioni organiche (biologiche, psicologiche, simboliche), una questione di fondo si pone: quella dei rispettivi modi di funzionamento, così diversi.

Gaetano Chiurazzi ci ha ricordato qualcuna di queste differenze. Differenze, che attengono alla capacità analogica e a quella digitale di funzionare. Differenze che permangono, almeno, fino a che il funzionamento della macchina digitale non finirà per colonizzare a poco a poco l’organismo umano che già comincia a vivere nel “qui e ora” come se fosse indipendente dal contesto che lo situano, attraverso i suoi legami, in uno spazio e in una storia.

(3, continua)

4. Uscire dal sistema / Parte Prima: il dominio del digitale

La digitalizzazione del mondo – il suo essere numerabile, quantificabile – è qualcosa di così scontato nella nostra esperienza quotidiana, da non costituire affatto un problema.

Perché mai mettere in discussione il “digitale” – e cioè il sistema dei numeri naturali, interi? La computabilità del reale è qualcosa che si ottiene facilmente con un dito, appunto, in riferimento alla molteplicità e varietà degli oggetti che compongono il mondo.

C’è qualcosa che si sottrae alla digitalizzazione e al riferimento, che non sia cioè numerabile?

Secondo Gaetano Chiurazzi, basta partire dalla scoperta delle grandezze incommensurabili – il problema della diagonale, della radice quadrata di due (√2) – una questione ben nota a Platone, per accorgerci che in realtà, oggi come allora, c’è in gioco una sfida filosofica, e non solo, enorme: il problema di come si esce dalle situazioni di dominio.

(4, continua)

5. Uscire dal sistema / Parte Seconda: la caverna di platone e l’eros

Qui Gaetano Chiurazzi ci propone una lettura del mito platonico della caverna, come uscita, appunto, da una situazione di dominio, quella della riduzione della vita della mente alla sua sola dimensione digitale.
Ne va della nostra esperienza del mondo – delle forme della nostra conoscenza.

Nella metafora dell’uscita della caverna, vi è in gioco quella funzione cognitiva – l’“analogico”, la capacità di mettere a confronto, di cogliere le identità e le differenze, di stabilire connessioni – che permette il passaggio dalla sensazione al pensiero, l’uscita da una percezione e una visione di ciò che soltanto il sistema ci mostra della realtà. Nella caverna di Platone, la libertà comincia con la possibilità di muoversi, di volgere la testa, di “confrontare questo con quello”, il dentro e il fuori – una funzione analogica.

Cogliere questa forma di conoscenza comporta la messa in discussione di una nozione positiva o digitale (ossia numerica) di ciò che esiste, o – meglio – del principio stesso di ciò che esiste. E nella scoperta del senso del possibile – della possibilità di formazione e trasformazione del reale – c’è l’inizio stesso della libertà. E a tutti i livelli – psicologico, sociale e politico – della nostra vita quotidiana.

In questa “microfisica della libertà” come non richiamarsi alla forza attrattiva dell’eros, del desiderio – quella forza intrinseca, che spinge una cosa a “collegarsi con questo, piuttosto che con quello”? E che quindi è l’attività sintetica per eccellenza.

(5, continua)

6. Analogico vs digitale: la priorità della relazione… con il mondo

«L’ontologia digitale, del calculus, cioè della pietra, è l’ontologia delle pietre» (Gaetano Chiurazzi)

E non basta, o non vale, per la comprensione della vita. L’analogico è più fondamentale del digitale. È qualcosa di più radicale, di più costitutivo della realtà. È l’emergere della nostra condizione di interdipendenza: la relazionale contestuale – la relazione con altro – è costitutiva della vita e, nell’essere umano, è l’esigenza attiva di mettersi in relazione con il mondo. La priorità della relazione è la priorità dell’analogico sul digitale.

La scoperta delle grandezze incommensurabili è, dunque, centrale per Gaetano Chiurazzi. È la dimostrazione che esiste una cosa che non è esprimibile nei termini del sistema – qui del sistema dei numeri naturali – all’interno del quale quella cosa si è prodotta. Così, la funzione analogica, la capacità di vedere connessioni, è la garanzia di un processo di comprensione del mondo non riducile ai sistemi simbolici (modelli linguistici o numerici), di natura discreta, discontinua, che servono per la sua rappresentazione.

Non solo. Anche il come della relazione viene prima del che cosa, degli elementi che sono in relazione. È la valenza della relazione che definisce la qualità trasformativa che struttura l’esistenza degli elementi. Allora, forse, del nostro stare insieme – del come della nostra convivenza – abbiamo qualche responsabilità.

(6, fine)

7. Appendice – Della matematica, tra realtà e desiderio di infinito

A un certo punto, durante la conversazione, la matematica…

(7, fine)