Interrogarsi sul mondo digitale significa, per Simone Arcagni, «andare a rioccupare uno spazio nel mondo» – per non più subire una dinamica del mondo, e forse della vita stessa, il cui governo sembra avere la natura di un algoritmo, di una programmazione per Macchina Informatica.
E la cosa sta così, forse perché è il mondo del discreto digitale, l’universo algoritmico dell’intelligenza artificiale, a essere convergente con il mondo biologico?
Questa convergenza cosa dice su come guardiamo a noi stessi e al nostro posto nel mondo?
Che cosa chiediamo – di fare o di essere – alla tecnologia informatica? Quello di entrare a far parte del nostro sistema di vita, come per ogni tecnologia? O, addirittura, chiediamo una crescita co–evolutiva, simbiotica, tra l’uomo e la macchina?
(3, continua)