Memorie del vivente e agenti computazionali: una nuova alleanza?

È possibile una “nuova alleanza” tra esseri umani e dispositivi dell’intelligenza artificiale? Una alleanza cioè che possa aprire spazi di «performance» per una socialità sensibile, non assoggettati assoggettata agli assetti proprietari delle grandi piattaforme digitali. Uno spazio di cura delle relazioni sociali nel fare dell’arte – e prima della catastrofe climatica o umana che l’archivio dei semi dell’isola di Spitsbergen preannuncia.

È possibile, a partire da una riflessiva relazionalità tra il vivente – l’intero corpo del vivente – e gli agenti dell’intelligenza (o stupidità) digitale, ipotizzare una progettualità del futuro, della storia stessa? È forse questa fondamentale «messa in relazione» – materiale, sociale e culturale – delle “memorie” del vivente a rendere possibile una comprensione della storia dell’essere umano come «processo», che si fa con e nella natura, e della «natura come suo corpo reale».

Allora perché non «ri-partire» da qui?

(5, fine)

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