“Non c’è alternativa”: dalla disperazione al rifiuto di essere minorenni

Qual morale è in vigore nella nostra società? A fronte delle “brutture” del mondo, la sua violenza diffusa – guerra, crisi ecologica, violenza di genere, precarietà esistenziale ed economica –, c’è come una reazione di “cedimento”, una mancanza di resistenza.

Per Peppino Ortoleva, è la disperazione il sentimento che governa il presente. Un sentimento che si affida al mantra “non c’è alternativa”, uno stato di patimento collettivo che esige, come da una condizione di viltà, un riscatto? Ma di fronte a questo stato di cose, la semplice reazione di resistenza non basta, occorre, invece, «provare a pensare in termini di soluzioni», a valorizzare la dimensione affermativa della possibilità di opporsi, la possibilità dell’”emancipazione”.

Tema, quello dell’emancipazione, che per Immanuel Kant di Che cos’è sull’Illuminismo? è l’uscita da quella condizione di minorità che pigrizia e viltà rendono invece comoda.  Il rifiuto di essere minorenni, per Peppino Ortoleva, significa assumersi responsabilità e assumere un atteggiamento critico, «significa pensare, sforzarsi di pensare», e di porsi problemi.

Un esercizio di sovranità che è alla base di quella forma di governo che è la democrazia, e che sta nel garantire ad ogni cittadino la partecipazione all’esercizio del potere pubblico. Cosa che nella situazione di ingiustizia, di estrema disuguaglianza del mondo attuale è sempre meno vera.

(6, continua)

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