Un «bio-potenziamento morale» per ripensare la convivenza umana?

L’integrità di un nucleo naturale (genetico), della cui diversità ogni essere umano è portatore, è qualcosa di intangibile, da preservare? O non è invece, questa immagine di sostanziale indivisibilità dell’identità di un essere umano, un residuo metafisico, inadatto a comprendere la sfida del futuro per la convivenza umana?

Il tema della prosperità dell’essere umano, in una società che si basa sulla negazione del reciproco godimento della vita comune, che, anzi, si esprime sempre più in forme diffuse di competizione, è di certo una sfida per la pratica politica. Ma nell’urgenza stessa di garantire la sopravvivenza di una vita comune globale, e nell’interesse delle generazioni future, occorre invece promuovere una svolta radicale in senso morale, realizzare un «bio-potenziamento morale» della natura umana?

Là dove la lentezza dell’educazione risulta inadatta a garantire una sana convivenza, è necessario ricorrere all’uso delle nuove tecnologie biomediche?

(8, fine)

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