La possibilità come cifra dell’esistenza umana: «Io credo che la realizzazione dell’uomo sia possibile e che il suo fine storico sia quello di realizzare la comunità umana». (Angela Volpini)
È una visione dell’essere umano, quella che ci propone Angela Volpini, che ci interroga sul senso stesso di ciò che è umano nell’uomo, e apre alla possibilità di una comunicazione e di un confronto su ciò che è “esigenza” (bisogno?) e “desiderio”: l’uomo possibile, appunto, nella realtà della sua stessa condizione storica.
È un invito a non accontentarci dell’esistente.
La domanda è allora: da che dipende il significato, la verità, dell’essere umano?
In questa serata, potremo confrontarci con l’esperienza di Angela Volpini.
1. L’essere umano come essere di possibilità
«Io credo che la realizzazione dell’uomo sia possibile e che il suo fine storico sia quello di realizzare la comunità umana.» (Angela Volpini)
Un essere di possibilità è, nella visione mistica di Angela Volpini, l’essere umano. Una fede, questa, nell’umanità la cui comprensione è la vera priorità per la storia umana, oggi. Un messaggio liberatorio.
Un messaggio da ascoltare nelle parole di Angela.
Un invito a esplorare più in profondità lo scarto tra la “realtà” e il desiderio, entro cui si compie il processo del nostro «farci» umani.
(1, continua)
2. L’essere umano come esigenza e desiderio
La via della felicità, e in essa la possibilità per l’umanità di ereditare la terra, come suo ambiente definitivo, è essere fedeli al nostro desiderio, al desiderio come esigenza di essere sé stessi. E, nell’apertura reciproca di un tale riconoscimento – che è poi l’amore – sta il fondamento della comunità, della convivenza umana. Da costruire nel presente, dunque.
È questa, in sintesi, l’esperienza mistica della visione di Angela Volpini. E, in essa, trovano risposta quei quesiti esistenziali di cui a C O N D I R S I vogliamo continuare a parlare con ostinazione. Interrogativi, cioè, sul senso della vita, la sua qualità umana, e, in definitiva, sul potere creativo di costruire noi stessi e, con ciò, i nostri stessi legami.
Un invito, ancora, a intrattenerci, anche in modo critico, con le parole di Angela.
(2, continua)
3. Dal valore dell’essere umano alla cura del mondo
«Cominciare a darci una visione dell’essere umano diversa», perché con quella di cui disponiamo oggi, di un individuo separato da sé e dagli altri e, quindi, dal mondo, «non andiamo da nessuna parte». È questa la priorità cui si è dedicata Angela Volpini nel corso della sua vita.
Alla base di una “nuova” visione dell’uomo, c’è la profonda fiducia nell’essere umano, nella sua possibilità creativa di esprimere sé stesso, la sua propria unicità e originalità. La coscienza, e la consapevolezza, di questo “valore” non può essere indipendente da una pratica di libertà e di convivenza basata sul dialogo, dal progetto di una «convivenza gioiosa», e perciò di una salvifica «costruzione» del mondo.
(3, continua)
4. Dell’amore (e di teologia, un po’)
Certo, l’amore! Una scelta, però. La scelta di dare a sé stessi una qualità al proprio essere: «l’apertura a tutto quello che c’è» e «mettere a disposizione, offrire all’altro, quello che si è, la propria originalità» (Angela Volpini)
Una definizione, questa, che contiene anche un criterio elettivo per la scelta amorosa di un compagno, per una progettualità di vita insieme – che è poi una questione di accettazione reciproca: riconoscere all’altro la sua libertà di essere sé stesso.
(4, continua)
5. La qualità umana: tra l’arte e il mistero dell’esperienza corporea dell’incontro
Angela Volpini ci racconta l’incontro mistico con Maria, madre di Gesù. È l’esperienza corporea di un incontro. E di una comunicazione totale. È la visione di una qualità dell’essere umano, compresa tra il mistero della sua corporeità e quello della sua originalità espressiva, creativa e artistica. E in ciò, forse, si racchiude il potere dell’essere umano di dare forma infinita, pienezza, alla natura finita, e alla sua storia.
Alla fine, un interrogativo: come liberarci del “luogo comune” sull’originaria cattiveria dell’essere umano?
(5, fine)