In arrivo / Cena Nº62 - Martedì 29 Ottobre 2019

Le relazioni femminili – Performance/Video animazioni di Rita Casdia

con Paolo Mottana, Rita Casdia

Scrutare un interno, uno spazio claustrofilico, intimamente femminile, ovvero corporale e soggettivo, deliberatamente autobiografico: l’obbiettivo della macchina da presa assume questo scopo mediale nella prassi artistica di Rita Casdia.

Il microcosmo è il teatro in cui si esprime un autoritratto di gruppo a cui partecipano creature misteriose, che non hanno paura di manifestarsi e di manifestare l’indicibile, ciò che avviene nelle profondità più recondite di un territorio viscerale, carnale, organico. Un microcosmo che propone, nel codice immaginario del notturno femminile, le tappe d’iniziazione di una donna a divenire sé stessa nel complesso paesaggio del contemporaneo.”

Insieme a Rita Casdia, Paolo Mottana aiuterà i partecipanti, che abitano spazi reali e immaginari diversi, a nutrire una comune sensibilità per uno sguardo capace di esercitarsi nella ricerca della vita intima del mondo, e delle nostre relazioni con il mondo.

1. Introduzione alla videoarte «interrogante» di Rita Casdia

A introduzione della serata, Paolo Mottana ci ha proposto una riflessione sull’opera d’arte contemporanea.
Cos’è oggi un’opera d’arte?
Che cosa deve “produrre” in chi ne fruisce?

A tavola, la visione dei tre brevi video d’arte di Rita Casdia (@rita_casdia) è stata coinvolgente. E proprio per la capacità interrogante della sua opera.

(1, continua)

2. Il «femminile» e le sue trasformazioni, secondo Rita Casdia

I tre video di animazione di Rita Casdia (@rita_casdia) – Mammina (2005), Piccole donne crescono (2006) e White sex (2009) – oggetto di riflessione sul tema.

(2, continua)

3. Sull’«assenza» del maschile

Qual è l’immagine della donna che l’opera di Rita Casdia ci mostra?
È quello di una donna la cui percezione di sé, chiusa in sé stessa, accade sotto il segno di una perdita. Un’immagine che si modella, per «assenza», sullo sguardo dell’altro, del maschile. È una perdita che accomuna lo sguardo, e il linguaggio, di entrambi.

Di che perdita si stratta? A dircelo è la “messa in scena” dei video di Rita Casdia. E disturbante ne è la loro visione.

(3, continua)

4. Sul desiderio sessuato – del femminile e del maschile

Nella giostra di Withe Sex di Rita Casdia (@rita_casdia) va in scena – come in un’onirica rappresentazione – la multiformità del desiderio e della sessualità femminile.

Ma fino a che punto è possibile accedere al «grado zero» del desiderio? Non è il desiderio già da sempre situato entro codici sociali e culturali la cui prescrizione ne modella l’espressine sessuata? Entro, cioè, un immaginario culturale che assoggetta, appunto, il desiderio femminile come quello maschile, e la loro differenza.

È possibile, davvero uscirne?
Oggi, poi, a quale vicissitudine è sottoposta la reciprocità del desiderio – del maschile e del femminile, e la differenza del loro sguardo?

(4, continua)

5. Sul desiderio sessuato – il potere dell’«imago»

Di che è fatto lo sguardo di un uomo o una donna? Qual è l’origine del potere di un altro – oggetto di desiderio – a prima vista? Su cosa si basa l’impatto estetico per cui l’altro, estraneo – la sua bellezza – diviene il punto di riferimento di un mondo imprevisto?

Quel «guardare» è già sempre, come dice Paolo Mottana, il risultato di uno schema immaginario – un’«imago» inconscia, onirica – che produce l’emozione dell’impatto estetico che l’occhio registra.

In quell’accadere del desiderio, forse, si genera la costruzione di un senso, di un modo appassionato di stare al mondo. È a quell’impatto che una donna o un uomo deve affidare la sua evoluzione, la sua propria crescita? O è un’illusione, una semplice illusione? In ogni caso, come suggerisce Rita Casdia (@rita_casdia), perché non trasformare il suo potere in un’attività artistica?

(5, continua)

6. Del desiderio, del piacere e del sentire di esistere

Qui, un solo spunto di riflessione – per l’ascolto della conversazione a tavola con Rita Casdia (@rita_casdia) e Paolo Mottana.

È dell’uomo e della donna di desiderio che qui si parla. Ma è della difficoltà di parlare del piacere ciò di cui si tratta. Della difficoltà di collocare il piacere – tra la tensione del desiderio e la soddisfazione del corpo – nel godimento della vita stessa.

Ma può il sentimento di esistere bastare al bisogno di dare senso al nostro vivere?

(6, fine)